Evans VP-1

Descrizione del restauro

Nel 1970 alcuni appassionati fondarono il Club Aviazione Popolare (CAP), il cui fine era di poter costruire il Volksplane VP-1, un piccolo monoposto progettato dall’ingegnere aeronautico americano William Samuel Evans. Questi, che aveva lavorato in Convair, Ryan Aircraft e General Dynamics, concepì nel 1966 una macchina che univa grande semplicità e raffinatezza, e il primo volo assoluto avvenne nel settembre 1968. La costruzione del VP-1, realizzata da Giuseppe Blini con l’aiuto di Gianni Tieppo, fu autentico fattore trainante della crescita del CAP, che in pochi anni raccolse decine di iscritti con l’avvio di numerose nuove costruzioni, tra cui svariati VP-1 e VP-2, quest’ultima versione leggermente ingrandita che nonostante il limitatissimo carico utile ambiva a essere biposto.
Durante la costruzione l’allora Registro Aeronautico Italiano (RAI – oggi ENAC) impose l’uso di un motore omologato. Dopo varie ricerche, su indicazione dell’ing. Rodolfo Galli, Blini riuscì finalmente a installare un MV Agusta GA 40, un raro bicilindrico messogli a disposizione dal conte Domenico Agusta.
Il VP-1 I-CAPA fu il primo velivolo amatoriale a richiedere l’assegnazione delle marche di immatricolazione (fu però preceduto nelle prove di volo dal biposto VP-2 I-CAPU) e fu portato in volo il 29 ottobre 1972 a Vizzola Ticino.
Il GA 40 produceva però fortissime vibrazioni, tanto che dopo un volo prova, quando il velivolo aveva appena una decina di ore di volo, si riscontrò la rottura per fatica di una delle viti di fissaggio dell’elica. Fu così necessario sbarcare il motore Agusta e installare un Volkswagen avionizzato.
Nei primi anni ’80 durante un volo di prova l’I-CAPA mostrò problemi al motore. Blini tentò il rientro a Vizzola, ma una piantata lo costrinse a un atterraggio di fortuna in un prato non lontano. Il brusco atterraggio portò alla rottura del carrello e al danneggiamento del ventre di fusoliera e delle semiali. Visti i danni limitati Blini ne iniziò la riparazione, che però non fu mai portata a termine.
L’aereo fu smontato e immagazzinato per alcuni decenni, per essere quindi donato Museo Volandia, che lo ha affidato al GAVS Lombardia per il restauro, iniziato a metà del 2018 con la stelatura parziale della semiala destra e successiva riparazione di alcune centine rotte, per essere poi reintelato.
La semiala sinistra presenta danni similari e verrà sottoposta allo stesso trattamento. Migliori le condizioni della fusoliera che riceverà un nuovo carrello in sostituzione di quello originale, non riparabile. Verrà reinstallato il motore Volkswagen e riallestito il pannello cruscotto, e si dovrà reperire l’elica, ad oggi mancante. Le attività di restauro si svolgono principalmente presso la sede-laboratorio ubicata nel comprensorio del Museo Volandia di Vizzola Ticino,